Come ogni nuova generazione di rete, anche il 5G aprirà la strada a nuove opportunità di business grazie all’elevata velocità di upload/download dei dati, alla diminuzione del tempo di latenza e alla capacità di sostenere una moltitudine di device connessi contemporaneamente.
Prima dell’inaspettato scoppio della pandemia causata dal nuovo coronavirus, il 2020 era definito come l’anno del 5G, quello cioè nel quale la nuova tecnologia sarebbe stata adottata su larga scala e sarebbe diventata disponibile in tutto il pianeta.
Il 5G e la diffusione in Italia
Nel nostro Paese le sperimentazioni sono subito iniziate sulla base dell’Action Plan europeo che invitava gli Stati membri a individuare, entro il 2020, almeno una città per i test 5G. La prima città a sottoscrivere un accordo del genere è stata Torino nel 2016 con Telecom Italia Mobile, poi Milano grazie al progetto di Vodafone di renderla capitale europea del 5G entro il 2020 e altre sperimentazioni sono state messe in atto a Prato, L’Aquila, Bari e Matera con la ZTE pronta a investire ingenti somme per centri di ricerca sul nostro territorio.
Al momento il principale player globale di apparecchiature di rete 5G è Huawei, insieme alla svedese Ericsson e alla finlandese Nokia.
Da Huawei, il presidente Luigi De Vecchis, in una delle ultime conferenze, fa sapere che nonostante l’epidemia stia impattando su tutte le attività economiche del nostro paese, “la capacità degli operatori italiani è intatta” e che “‘il roll out del 5G in Italia non sta rallentando”.
Conferma, inoltre, il piano di investimenti per l’Italia da 3,1 miliardi dollari annunciato lo scorso luglio dall’amministratore delegato, Thomas Miao.
Il Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) ha, invece, avviato la procedura per l’acquisizione di proposte per progetti di ricerca e sviluppo finalizzati alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali dell’area metropolitana di Genova, attraverso sperimentazioni basate sulla tecnologia 5G.
Tim e Infratel Italia, le società in-house del Mise, stanno accelerando lo sviluppo della banda ultralarga nel Paese per fare fronte all’emergenza COVID-19, per spingere i programmi di cablaggio finalizzati ad “accendere” tutte le infrastrutture di accesso della rete pubblica in fibra ottica realizzate da Infratel Italia in 8 regioni: Abruzzo, Sardegna, Toscana, Puglia, Calabria, Lazio, Lombardia, e Marche.
Dibattito su 5G e salute
Discussioni, oggi più che mai, si sono aperte sul binomio 5G e salute. Argomento alquanto controverso e spinoso a cui dare una risposta diventa un’impresa tutt’altro che banale. A riaccendere i riflettori su questo binomio, in questi giorni, è stato il tweet di Gunter Pauli, il consigliere economico di Giuseppe Conte che ha fatto intendere a chiare lettere che potrebbe esserci un legame fra la diffusione del Coronavirus e la tecnologia 5G. Il tutto avvenuto nella cornice in cui si chiede alle compagnie di telecomunicazioni di potenziare le reti per sostenere l’impennata di traffico che si è registrata in questi giorni visto il crescente ricorso dello smart working da parte delle aziende e delle attività di didattica online. A questo episodio non sono mancate di affiancarsi teorie complottistiche e fake news. Gli enti specializzati affermano però che non c’è nulla di cui preoccuparsi. La maggior parte degli studi non ha trovato alcun collegamento tra segnali in radiofrequenza provenienti da telefoni cellulari o torri cellulari e malattie, come afferma anche l’Istituto Superiore di Sanità. Inoltre le radiofrequenze fanno parte del gruppo di onde elettromagnetiche «non ionizzanti», al contrario di quelle «ionizzanti», per esempio delle sostanze radioattive, che sono invece capaci di fare danni al Dna.